“Non c’è differenza tra droghe leggere e droghe pesanti”. Poniamo anche che questa affermazione sia vera, ma chi può negare l’esistenza di persone più o meno fragili, o più o meno fortunate a nascere e crescere in contesti sani e protetti?
Sarà che le droghe – così come tutte le dipendenze – si insinuano lì dove la politica non riesce ad incidere veramente, ovvero davanti a quegli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana, in barba a quanto recita l’art. 3 della Costituzione? Oppure semplicemente davanti alla consuetudine della politica a rincorrere la battaglia da intestarsi o del buon motivo per cui far parlare bene di se?
Partiamo da questa premessa perché appare singolare come a Mazara del Vallo la politica, invece di unirsi di fronte alle ferite profonde della società – della sua società – ceda al tentativo di creare divisioni su tematiche sensibili come le dipendenze, con l’obiettivo di porre una bandiera su contenuti di senso più che di parte.
Perchè sarebbe giusto dire che a fronte di una mozione che ha avuto lo stesso suono della propaganda, un intero gruppo politico (il nostro) ha preferito prima conoscere, poi approfondire e infine condividere i contenuti di quello strumento, il DDL dipendenze, che ha sfondato il muro di gomma dell’ARS non per sensibilità di chi era stato chiamato a sedere in aula per affrontare anche questo argomento, e che per poco avrebbe approvato un testo di legge senza copertura finanziaria, ma da un gruppo di studenti universitari guidati dalla loro docente che il DDL lo hanno scritto confrontandosi con chi vive quotidianamente il dramma delle dipendenze, in particolare il crack, e un Vescovo testardo che insieme hanno dimostrato quanto piccola sia la politica a Palermo, la stessa politica cui si riferiscono i firmatari e le firmatarie della mozione di Mazara del Vallo. Condivisione che è avvenuta puntualmente grazie al lavoro confluito in IV Commissione Consiliare, dove abbiamo riportato le conoscenze acquisite durante il festival Cumulè, all’interno del quale i protagonisti di questa battaglia politica dal basso avevano potuto raccontare il senso di quella norma che era scritta col sangue di tante ragazze e ragazzi che del crack erano state vittime: “L’individuo che usa il crack non è la malattia ma il sintomo di un’intera società malata”.
La mozione è giunta in aula senza i suoi firmatari, presentata a suon di riferimenti a ministri e sottosegretari ma senza appunti veri a quale percorso si vuole fare a Mazara, dove il fenomeno del crack è sottaciuto ma dilagante. Anche lì siamo dovuti intervenire noi a mettere le cose a posto: “Questa proposta legislativa si distingue non solo per l’approccio innovativo e multidisciplinare, ma anche perché nasce dalla realtà del territorio, dalle sue criticità, e dal bisogno urgente di risposte concrete. Essa è il frutto di un ascolto attento di chi opera direttamente nelle aree più colpite dal fenomeno, offrendo soluzioni che puntano non solo alla repressione ma soprattutto alla prevenzione e al recupero”.
Auspichiamo che la commissione di studio che verrà istituita sia conferita alla IV Commissione permanente (vedi art. 16 del Regolamento) e che gli esperti individuati e nominati siano di alto profilo non solo per competenze, ma anche per esperienza sul campo, come dimostrato dalle associazioni SOS Ballarò e La Casa di Giulio senza cui oggi non avremmo questa legge sulle dipendenze.
Ci auguriamo anche che l’approccio della Commissione non sia ideologico, ma che miri a curare l’intero sistema sociale che vacilla nei non luoghi dove purtroppo si perdono i valori, si smarriscono le coscienze, si annulla l’umanità; perchè se è vero che non ci sono differenze tra le droghe (e vogliamo continuare a porre che sia vero) le dipendenze, che non sono solo droghe, esistono anche lì dove la dura legge ancora non può essere capace di porre i propri divieti. E allora più che un contrasto alle dipendenze il vero tema sarebbe la promozione delle interdipendenze, anche in Consiglio Comunale.
Il Coordinamento di Partecipazione Politica e la Consigliera Comunale Arianna D’Alfio
Nella foto i protagonisti del talk sulle dipendenze durante Cumulè 2024: la dott.ssa Giovanna Bonacasa, la prof.ssa Clelia Bartoli e Vincenzo Zavatteri de “La Casa di Giulio”